La guida di Giorgia e Alberto

Alice
La guida di Giorgia e Alberto

Visite turistiche

Una vera e propria isola museale si concentra attorno all’antico anfiteatro romano. I resti dell’arena romana (I secolo d.C.) racchiudono la Cappella degli Scrovegni, uno dei massimi monumenti dell’arte figurativa di tutti i tempi, custode del più  completo ciclo di affreschi di Giotto, realizzato dal maestro toscano nei primissimi anni del Trecento (1303-1305). Le Storie di Maria e Gesù si sviluppano sulle pareti della piccola cappella e terminano nel grandioso affresco del Giudizio Universale. Nel vicino complesso dei Musei Civici, allestito nell’antico convento degli Eremitani, si possono ammirare preziose testimonianze paleovenete, romane, etrusche e paleocristiane e, nella ricca pinacoteca, opere celebri realizzate tra il Trecento (tra cui il Crocifisso di Giotto e le tavole con gli Angeli del Guariento) e il Settecento. L’adiacente Chiesa degli Eremitani, edificata tra la seconda metà del Duecento e gli inizi del Trecento, ha un magnifico soffitto ligneo e numerose tombe monumentali. Colpita gravemente da un bombardamento aereo nel 1944, conserva nella Cappella Ovetari capolavori giovanili di Andrea Mantegna (1448-1457); nel Presbiterio, parzialmente recuperati, affreschi del Guariento (1361-1365); nella Cappella Cortellieri le preziose tracce dei primi lavori padovani di Giusto de’ Menabuoi (1370). In prossimità del complesso degli Eremitani si trovano il Museo delle Arti Applicate e Decorative e la collezione d’arte e monete del Museo Bottacin, ospitati all’interno di Palazzo Zuckermann. Dall’area museale si può scorgere, sulla riva del fiume, l’alta sagoma del monumento “Memoria e Luce”, realizzato dall’architetto Daniel Libeskind, in ricordo delle vittime dell’attentato alle torri gemelle di New York, delle quali racchiude un frammento di trave d’acciaio estratto dalle macerie.
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Kaple Scrovegni
8 Piazza Eremitani
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Una vera e propria isola museale si concentra attorno all’antico anfiteatro romano. I resti dell’arena romana (I secolo d.C.) racchiudono la Cappella degli Scrovegni, uno dei massimi monumenti dell’arte figurativa di tutti i tempi, custode del più  completo ciclo di affreschi di Giotto, realizzato dal maestro toscano nei primissimi anni del Trecento (1303-1305). Le Storie di Maria e Gesù si sviluppano sulle pareti della piccola cappella e terminano nel grandioso affresco del Giudizio Universale. Nel vicino complesso dei Musei Civici, allestito nell’antico convento degli Eremitani, si possono ammirare preziose testimonianze paleovenete, romane, etrusche e paleocristiane e, nella ricca pinacoteca, opere celebri realizzate tra il Trecento (tra cui il Crocifisso di Giotto e le tavole con gli Angeli del Guariento) e il Settecento. L’adiacente Chiesa degli Eremitani, edificata tra la seconda metà del Duecento e gli inizi del Trecento, ha un magnifico soffitto ligneo e numerose tombe monumentali. Colpita gravemente da un bombardamento aereo nel 1944, conserva nella Cappella Ovetari capolavori giovanili di Andrea Mantegna (1448-1457); nel Presbiterio, parzialmente recuperati, affreschi del Guariento (1361-1365); nella Cappella Cortellieri le preziose tracce dei primi lavori padovani di Giusto de’ Menabuoi (1370). In prossimità del complesso degli Eremitani si trovano il Museo delle Arti Applicate e Decorative e la collezione d’arte e monete del Museo Bottacin, ospitati all’interno di Palazzo Zuckermann. Dall’area museale si può scorgere, sulla riva del fiume, l’alta sagoma del monumento “Memoria e Luce”, realizzato dall’architetto Daniel Libeskind, in ricordo delle vittime dell’attentato alle torri gemelle di New York, delle quali racchiude un frammento di trave d’acciaio estratto dalle macerie.
Il Caffè Pedrocchi, edificio neoclassico eretto nel 1831 su progetto di Giuseppe Jappelli, nell’Ottocento fu celebre ritrovo di letterati e teatro dei moti risorgimentali studenteschi del 1848. Oggi è uno dei locali storici più celebri d’Italia. Le sale del Piano Nobile furono decorate tra il 1840 e 1842 da artisti diversi con vari stili (greco, romano, rinascimentale, ercolano, moresco, impero, egizio, etrusco); in un’ala è allestito il Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea.
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Pedrocchi Café
15 Via VIII Febbraio
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Il Caffè Pedrocchi, edificio neoclassico eretto nel 1831 su progetto di Giuseppe Jappelli, nell’Ottocento fu celebre ritrovo di letterati e teatro dei moti risorgimentali studenteschi del 1848. Oggi è uno dei locali storici più celebri d’Italia. Le sale del Piano Nobile furono decorate tra il 1840 e 1842 da artisti diversi con vari stili (greco, romano, rinascimentale, ercolano, moresco, impero, egizio, etrusco); in un’ala è allestito il Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea.
Il grande complesso edilizio chiamato Palazzo del Bo, eretto tra il 1542 ed il 1601 con aggiunte moderne degli anni 1920-1940, è la sede centrale dell’Università, fondata nel 1222. Di grande interesse sono il Cortile Antico di Andrea Moroni (metà del Cinquecento); il Teatro Anatomico di Girolamo Fabrici d’Acquapendente, il più antico teatro anatomico stabile del mondo (1594); la Sala dei Quaranta, dove si conserva la cattedra di Galileo Galilei, che insegnò a Padova dal 1592 al 1610; l’Aula magna, decorata dagli stemmi dei rettori dal 1592 al 1688. Un monumento ricorda Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo (1678). Il rettorato nei primi anni ’40 del Novecento fu al centro di un progetto di risistemazione ad opera di Gio Ponti, che si occupò personalmente di decorazioni e arredi, coinvolgendo tra gli altri Arturo Martini, Achille Funi, Piero Fornasetti, Filippo de Pisis e Gino Severini.
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Palazzo Bo
2 Via VIII Febbraio
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Il grande complesso edilizio chiamato Palazzo del Bo, eretto tra il 1542 ed il 1601 con aggiunte moderne degli anni 1920-1940, è la sede centrale dell’Università, fondata nel 1222. Di grande interesse sono il Cortile Antico di Andrea Moroni (metà del Cinquecento); il Teatro Anatomico di Girolamo Fabrici d’Acquapendente, il più antico teatro anatomico stabile del mondo (1594); la Sala dei Quaranta, dove si conserva la cattedra di Galileo Galilei, che insegnò a Padova dal 1592 al 1610; l’Aula magna, decorata dagli stemmi dei rettori dal 1592 al 1688. Un monumento ricorda Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo (1678). Il rettorato nei primi anni ’40 del Novecento fu al centro di un progetto di risistemazione ad opera di Gio Ponti, che si occupò personalmente di decorazioni e arredi, coinvolgendo tra gli altri Arturo Martini, Achille Funi, Piero Fornasetti, Filippo de Pisis e Gino Severini.
Tornando in piazza Garibaldi, dall’omonima Porta si sviluppa il “Borgo Altinate”. Lungo via Altinate - una delle strade più antiche della città, che insiste sul tratto nordorientale dell’antica via Annia e conduceva un tempo ad Altino, tappa fondamentale del percorso verso Aquileia - si trova il centro culturale Altinate/San Gaetano, spazio cittadino dedicato alla cultura, dislocato accanto alla Chiesa di San Gaetano e nato dalla ristrutturazione dell’ex Tribunale, prima complesso conventuale dei Teatini. Alla fine della via, sulla destra, si raggiunge la Chiesa di Santa Sofia, la più antica della città, che sorge sui resti di un tempio romano. Attraversando via Morgagni e proseguendo dritti per via Belzoni, si entra nella zona degli istituti universitari.
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Centro Civico d'Arte e Cultura Altinate/San Gaetano
71 Via Altinate
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Tornando in piazza Garibaldi, dall’omonima Porta si sviluppa il “Borgo Altinate”. Lungo via Altinate - una delle strade più antiche della città, che insiste sul tratto nordorientale dell’antica via Annia e conduceva un tempo ad Altino, tappa fondamentale del percorso verso Aquileia - si trova il centro culturale Altinate/San Gaetano, spazio cittadino dedicato alla cultura, dislocato accanto alla Chiesa di San Gaetano e nato dalla ristrutturazione dell’ex Tribunale, prima complesso conventuale dei Teatini. Alla fine della via, sulla destra, si raggiunge la Chiesa di Santa Sofia, la più antica della città, che sorge sui resti di un tempio romano. Attraversando via Morgagni e proseguendo dritti per via Belzoni, si entra nella zona degli istituti universitari.
Il Palazzo della Ragione, eretto nel 1218 e a cui un secolo dopo fu aggiunto il caratteristico porticologgiato, fu la sede dei tribunali cittadini fino alla fine del Settecento. Il piano superiore   occupato da una delle più grandi sale pensili medievali del mondo, detta “il Salone”, che misura ottantuno metri di profondità, ventisette di larghezza e ventisette di altezza. Al suo interno si possono ammirare: le pareti affrescate con temi astrologici (1425-1440) che illustrano le teorie di Pietro d’Abano (1250-1318); l’imponente cavallo ligneo costruito per una giostra cittadina nel 1466; il medaglione che ritrae Giovanni Battista Belzoni, archeologo padovano ed esploratore della Valle dei Re in Egitto; una versione contemporanea del pendolo di Foucault. Il Palazzo domina le due grandi piazze delle Erbe e dei Frutti, da sempre sedi di pittoreschi e vivaci mercati giornalieri.
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Palác Ragione
Piazza delle Erbe
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Il Palazzo della Ragione, eretto nel 1218 e a cui un secolo dopo fu aggiunto il caratteristico porticologgiato, fu la sede dei tribunali cittadini fino alla fine del Settecento. Il piano superiore   occupato da una delle più grandi sale pensili medievali del mondo, detta “il Salone”, che misura ottantuno metri di profondità, ventisette di larghezza e ventisette di altezza. Al suo interno si possono ammirare: le pareti affrescate con temi astrologici (1425-1440) che illustrano le teorie di Pietro d’Abano (1250-1318); l’imponente cavallo ligneo costruito per una giostra cittadina nel 1466; il medaglione che ritrae Giovanni Battista Belzoni, archeologo padovano ed esploratore della Valle dei Re in Egitto; una versione contemporanea del pendolo di Foucault. Il Palazzo domina le due grandi piazze delle Erbe e dei Frutti, da sempre sedi di pittoreschi e vivaci mercati giornalieri.
Nella vicina Piazza dei Signori sorge la Loggia della Gran Guardia, completata nel 1532 da Giovanni Maria Falconetto. La piazza è chiusa sul fondo dal Palazzo del Capitanio, che a fine Cinquecento incorporò la preesistente Torre con l’orologio astronomico ideato da Jacopo Dondi nel 1344 e ricostruito nel primo Quattrocento. L’Arco Trionfale è opera di Falconetto (1532).
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Náměstí Piazza dei Signori
Piazza dei Signori
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Nella vicina Piazza dei Signori sorge la Loggia della Gran Guardia, completata nel 1532 da Giovanni Maria Falconetto. La piazza è chiusa sul fondo dal Palazzo del Capitanio, che a fine Cinquecento incorporò la preesistente Torre con l’orologio astronomico ideato da Jacopo Dondi nel 1344 e ricostruito nel primo Quattrocento. L’Arco Trionfale è opera di Falconetto (1532).
La Cattedrale, o Duomo, compresa tra il Battistero e il Palazzo Vescovile fu compiuta tra il XVI ed il XVIII secolo. Nel 1551 il capitolo della Cattedrale approvò un modello del presbiterio eseguito da Michelangelo; ad attuarlo vennero chiamati gli architetti Andrea della Valle e Agostino Righetti. Più volte rimaneggiata a causa di gravi danni causati da un incendio nel 1821 e dalle due guerre mondiali, presenta una facciata in cotto incompiuta ed internamente è divisa in tre navate, con transetto e cappelle laterali. Il nuovo altare, inaugurato nel 1997, è opera dello scultore toscano Giuliano Vangi. Splendido l’adiacente Battistero intitolato a San Giovanni Battista, edificato probabilmente nel XII secolo con modifiche successive. Interamente affrescato tra il 1375 e il 1378 dal fiorentino Giusto de’ Menabuoi, pittore di corte dei Carraresi, presenta sul tamburo e sulle pareti scene dell’Antico e del Nuovo Testamento. Il ciclo pittorico culmina nella cupola con la raffigurazione del Paradiso. Attorno all’altare quarantatré riquadri rappresentano scene dall’Apocalisse di San Giovanni Evangelista. Nel Palazzo Vescovile ha sede il Museo Diocesano, a cui si accede da Piazza Duomo. Qui sono conservate preziose opere di pittura, scultura e oreficeria, gran parte del ricco Tesoro della Cattedrale, paramenti sacri, codici miniati e incunaboli. La visita include la Cappella di Santa Maria degli Angeli, affrescata da Jacopo da Montagnana nel 1495, e il Salone dei Vescovi, un’ampia sala con oltre novecento metri quadrati di pareti interamente affrescate con i ritratti dei primi cento vescovi di Padova, opera del pittore Bartolomeo Montagna (1449 ca.-1523). Imboccata da piazza Duomo la medioevale via Soncin, proseguendo per via San Martino e Solferino si entra nel Ghetto ebraico, caratterizzato da strade strette, edifici sviluppati in altezza e botteghe al pianterreno, e fino al 1797 racchiuso da quattro porte in corrispondenza delle quattro strade di accesso. Risalendo via delle Piazze si raggiunge la seicentesca Sinagoga grande, oggi Museo della Padova Ebraica. Tornati in piazza delle Erbe, a destra ci si dirige verso l’antica via San Francesco.
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Katedrála v Padově
Piazza Duomo
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La Cattedrale, o Duomo, compresa tra il Battistero e il Palazzo Vescovile fu compiuta tra il XVI ed il XVIII secolo. Nel 1551 il capitolo della Cattedrale approvò un modello del presbiterio eseguito da Michelangelo; ad attuarlo vennero chiamati gli architetti Andrea della Valle e Agostino Righetti. Più volte rimaneggiata a causa di gravi danni causati da un incendio nel 1821 e dalle due guerre mondiali, presenta una facciata in cotto incompiuta ed internamente è divisa in tre navate, con transetto e cappelle laterali. Il nuovo altare, inaugurato nel 1997, è opera dello scultore toscano Giuliano Vangi. Splendido l’adiacente Battistero intitolato a San Giovanni Battista, edificato probabilmente nel XII secolo con modifiche successive. Interamente affrescato tra il 1375 e il 1378 dal fiorentino Giusto de’ Menabuoi, pittore di corte dei Carraresi, presenta sul tamburo e sulle pareti scene dell’Antico e del Nuovo Testamento. Il ciclo pittorico culmina nella cupola con la raffigurazione del Paradiso. Attorno all’altare quarantatré riquadri rappresentano scene dall’Apocalisse di San Giovanni Evangelista. Nel Palazzo Vescovile ha sede il Museo Diocesano, a cui si accede da Piazza Duomo. Qui sono conservate preziose opere di pittura, scultura e oreficeria, gran parte del ricco Tesoro della Cattedrale, paramenti sacri, codici miniati e incunaboli. La visita include la Cappella di Santa Maria degli Angeli, affrescata da Jacopo da Montagnana nel 1495, e il Salone dei Vescovi, un’ampia sala con oltre novecento metri quadrati di pareti interamente affrescate con i ritratti dei primi cento vescovi di Padova, opera del pittore Bartolomeo Montagna (1449 ca.-1523). Imboccata da piazza Duomo la medioevale via Soncin, proseguendo per via San Martino e Solferino si entra nel Ghetto ebraico, caratterizzato da strade strette, edifici sviluppati in altezza e botteghe al pianterreno, e fino al 1797 racchiuso da quattro porte in corrispondenza delle quattro strade di accesso. Risalendo via delle Piazze si raggiunge la seicentesca Sinagoga grande, oggi Museo della Padova Ebraica. Tornati in piazza delle Erbe, a destra ci si dirige verso l’antica via San Francesco.
Secondo la leggenda i resti di Antenore, eroe troiano, mitico fondatore della città, sono conservati nella tomba che sorge nell’omonima piazza. Via San Francesco, che costeggia da un lato piazza Antenore, oltrepassandola, è una delle più antiche della città, caratterizzata da portici particolarmente alti nel tratto dove si affacciano lo storico ospedale cittadino e la Chiesa di San Francesco. All’incrocio con via Zabarella sorge Palazzo Zabarella, uno dei più antichi edifici del centro storico di Padova. Torre e nucleo centrale furono edificati tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Appartenuto nel Trecento ai Carraresi e poi agli Zabarella, il palazzo venne ristrutturato in chiave neoclassica nell’Ottocento e affrescato da Francesco Hayez, Giuseppe Borsato e Giovanni Carlo Bevilacqua. Oggi è una prestigiosa sede espositiva. Più avanti, sulla destra, un restauro terminato nel 2014 ha reso nuovamente visitabile la sede dell’ex Ospedale di San Francesco Grande, primo ospedale di Padova, attivo dal 1416 al 1789. Qui ha sede il Museo di Storia della Salute e della Medicina: reperti antichi ed esposizioni interattive raccontano il percorso della scuola di medicina padovana. Di particolare suggestione e interesse è l’innovativo teatro anatomico vesaliano: un modello umano di oltre otto metri sul quale una voce parlante effettua vere e proprie lezioni di anatomia sezionando pezzo per pezzo il corpo umano e approfondendo gli organi e gli apparati di cui è composto. La Chiesa di San Francesco (XV secolo) conserva un ciclo di affreschi raffiguranti Episodi della vita della Vergine, capolavoro di Girolamo dal Santo (1523-1526). Di fronte alla chiesa venne eretta nel 1420 la Scuola della Carità, sede di una delle più importanti confraternite laicali di Padova, che amministrava i lasciti destinati al soccorso di poveri e infermi. Qui Dario Varotari nel 1579 eseguì affreschi con Storie della vita della Vergine. In fondo alla via, sulla destra, si intravedono le cupole della Basilica di Sant’Antonio. Lungo via Cesarotti, a pochi passi dalla Basilica, sorge l’Odeo Cornaro, parte di un gruppo di edifici abitato nel Cinquecento da Alvise Cornaro. Studioso e mecenate, accanto alla sua abitazione Cornaro fece erigere tra il 1524 e il 1538 una Loggia per le rappresentazioni teatrali e l’Odeo per la musica e i dibattiti, affrescato da Gualtiero Padovano e da Lambert Sustris. Il complesso rappresenta una delle principali testimonianze dell’architettura rinascimentale a Padova.
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Palazzo Zabarella
14 Via Zabarella
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Secondo la leggenda i resti di Antenore, eroe troiano, mitico fondatore della città, sono conservati nella tomba che sorge nell’omonima piazza. Via San Francesco, che costeggia da un lato piazza Antenore, oltrepassandola, è una delle più antiche della città, caratterizzata da portici particolarmente alti nel tratto dove si affacciano lo storico ospedale cittadino e la Chiesa di San Francesco. All’incrocio con via Zabarella sorge Palazzo Zabarella, uno dei più antichi edifici del centro storico di Padova. Torre e nucleo centrale furono edificati tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Appartenuto nel Trecento ai Carraresi e poi agli Zabarella, il palazzo venne ristrutturato in chiave neoclassica nell’Ottocento e affrescato da Francesco Hayez, Giuseppe Borsato e Giovanni Carlo Bevilacqua. Oggi è una prestigiosa sede espositiva. Più avanti, sulla destra, un restauro terminato nel 2014 ha reso nuovamente visitabile la sede dell’ex Ospedale di San Francesco Grande, primo ospedale di Padova, attivo dal 1416 al 1789. Qui ha sede il Museo di Storia della Salute e della Medicina: reperti antichi ed esposizioni interattive raccontano il percorso della scuola di medicina padovana. Di particolare suggestione e interesse è l’innovativo teatro anatomico vesaliano: un modello umano di oltre otto metri sul quale una voce parlante effettua vere e proprie lezioni di anatomia sezionando pezzo per pezzo il corpo umano e approfondendo gli organi e gli apparati di cui è composto. La Chiesa di San Francesco (XV secolo) conserva un ciclo di affreschi raffiguranti Episodi della vita della Vergine, capolavoro di Girolamo dal Santo (1523-1526). Di fronte alla chiesa venne eretta nel 1420 la Scuola della Carità, sede di una delle più importanti confraternite laicali di Padova, che amministrava i lasciti destinati al soccorso di poveri e infermi. Qui Dario Varotari nel 1579 eseguì affreschi con Storie della vita della Vergine. In fondo alla via, sulla destra, si intravedono le cupole della Basilica di Sant’Antonio. Lungo via Cesarotti, a pochi passi dalla Basilica, sorge l’Odeo Cornaro, parte di un gruppo di edifici abitato nel Cinquecento da Alvise Cornaro. Studioso e mecenate, accanto alla sua abitazione Cornaro fece erigere tra il 1524 e il 1538 una Loggia per le rappresentazioni teatrali e l’Odeo per la musica e i dibattiti, affrescato da Gualtiero Padovano e da Lambert Sustris. Il complesso rappresenta una delle principali testimonianze dell’architettura rinascimentale a Padova.
La Basilica di Sant’Antonio, iniziata subito dopo la morte del Santo (1231) e compiuta agli inizi del secolo successivo, è una grandiosa costruzione in stile romanico-gotico con otto cupole e campanili orientaleggianti. Vero scrigno di fede e d’arte, custodisce il corpo di Sant’Antonio ed è meta ogni anno di milioni di devoti provenienti da tutto il mondo. Fra le innumerevoli opere d’arte conservate nel suo interno emergono gli affreschi di Altichiero e di Giusto de’ Menabuoi (fine del Trecento); il Crocifisso, le statue ed i rilievi in bronzo dell’Altare maggiore, opere insigni di Donatello (1444-1448); l’altare del Santo e la Cappella del Tesoro fino alle decorazioni novecentesche di Achille Casanova, Pietro Annigoni e altri. Dal Chiostro del Beato Luca Belludi si accede al Museo Antoniano, che espone dipinti, sculture, oreficerie e paramenti sacri realizzati per la Basilica nel corso dei secoli. A fianco della Basilica sorgono l’Oratorio di San Giorgio, con un grande ciclo di affreschi di Altichiero (1379-1384), e la Scuola del Santo che conserva, tra gli altri, tre celebri affreschi di Tiziano (1511). Sul sagrato della Basilica si eleva la statua equestre in bronzo di Gattamelata, capolavoro di Donatello, compiuta nel 1453.
191 místní doporučují
Bazilika svatého Antonína
11 Piazza del Santo
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La Basilica di Sant’Antonio, iniziata subito dopo la morte del Santo (1231) e compiuta agli inizi del secolo successivo, è una grandiosa costruzione in stile romanico-gotico con otto cupole e campanili orientaleggianti. Vero scrigno di fede e d’arte, custodisce il corpo di Sant’Antonio ed è meta ogni anno di milioni di devoti provenienti da tutto il mondo. Fra le innumerevoli opere d’arte conservate nel suo interno emergono gli affreschi di Altichiero e di Giusto de’ Menabuoi (fine del Trecento); il Crocifisso, le statue ed i rilievi in bronzo dell’Altare maggiore, opere insigni di Donatello (1444-1448); l’altare del Santo e la Cappella del Tesoro fino alle decorazioni novecentesche di Achille Casanova, Pietro Annigoni e altri. Dal Chiostro del Beato Luca Belludi si accede al Museo Antoniano, che espone dipinti, sculture, oreficerie e paramenti sacri realizzati per la Basilica nel corso dei secoli. A fianco della Basilica sorgono l’Oratorio di San Giorgio, con un grande ciclo di affreschi di Altichiero (1379-1384), e la Scuola del Santo che conserva, tra gli altri, tre celebri affreschi di Tiziano (1511). Sul sagrato della Basilica si eleva la statua equestre in bronzo di Gattamelata, capolavoro di Donatello, compiuta nel 1453.
Nei pressi della Basilica del Santo si trova l’Orto Botanico, fondato nel 1545 quale “Orto dei Semplici” (piante medicinali) della Facoltà Medica, che è inserito nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO dal 1997. Ospita un’importante raccolta di piante rare e antiche, tra cui la palma secolare ammirata da Goethe, l’antica biblioteca e le collezioni di botanica dell’Università. Le nuove serre inaugurate nel 2014, con un fronte di cento metri interamente rivestito in vetro e un’altezza che arriva fino a diciotto metri, contengono milletrecento specie provenienti da tutto il mondo e costituiscono il Giardino della Biodiversità.
130 místní doporučují
Univerzita v Padově, botanická zahrada
15 Via Orto Botanico
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Nei pressi della Basilica del Santo si trova l’Orto Botanico, fondato nel 1545 quale “Orto dei Semplici” (piante medicinali) della Facoltà Medica, che è inserito nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO dal 1997. Ospita un’importante raccolta di piante rare e antiche, tra cui la palma secolare ammirata da Goethe, l’antica biblioteca e le collezioni di botanica dell’Università. Le nuove serre inaugurate nel 2014, con un fronte di cento metri interamente rivestito in vetro e un’altezza che arriva fino a diciotto metri, contengono milletrecento specie provenienti da tutto il mondo e costituiscono il Giardino della Biodiversità.
Poco lontano dall’Orto si trova Prato della Valle, una delle piazze più grandi d’Europa, in origine teatro romano. Ridotto nel medioevo ad acquitrino, fu risanato nel 1775 assumendo l’attuale aspetto monumentale: una grande isola verde ellittica, tagliata da quattro viali in corrispondenza dei quattro ponti, circondata da un canale ornato da settantotto statue di uomini illustri, nati o legati a Padova. Sul Prato si affacciano palazzi di varie epoche. All’interno di Palazzo Angeli è ospitato l’affascinante Museo del Precinema con l’intera collezione di lanterne magiche e macchine ottiche, famosa in tutto il mondo, di Laura Minici Zotti. Sul lato opposto sorge la Basilica di Santa Giustina.
113 místní doporučují
Prato della Valle
Prato della Valle
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Poco lontano dall’Orto si trova Prato della Valle, una delle piazze più grandi d’Europa, in origine teatro romano. Ridotto nel medioevo ad acquitrino, fu risanato nel 1775 assumendo l’attuale aspetto monumentale: una grande isola verde ellittica, tagliata da quattro viali in corrispondenza dei quattro ponti, circondata da un canale ornato da settantotto statue di uomini illustri, nati o legati a Padova. Sul Prato si affacciano palazzi di varie epoche. All’interno di Palazzo Angeli è ospitato l’affascinante Museo del Precinema con l’intera collezione di lanterne magiche e macchine ottiche, famosa in tutto il mondo, di Laura Minici Zotti. Sul lato opposto sorge la Basilica di Santa Giustina.
La Basilica di Santa Giustina è un edificio di grandi proporzioni coronato da otto cupole, il cui aspetto attuale si deve agli interventi cinquecenteschi. La Basilica conserva importanti testimonianze del cristianesimo: il corpo della protomartire Santa Giustina del IV secolo d.C., le spoglie di San Luca Evangelista, di San Prosdocimo primo vescovo della città, di San Mattia e di altri santi e martiri. Tra le pregevoli opere d’arte spiccano il coro maggiore e la grande pala “Il Martirio di Santa Giustina” di Paolo Veronese (1575). Nell’attiguo monastero si trovano i chiostri, con affreschi rinascimentali, e la ricca Biblioteca. Da Prato della Valle passando per via Memmo e via del Seminario, superato il Seminario Maggiore che custodisce una Biblioteca storica con volumi dal XVI al XX secolo, si prosegue lungo la Riviera Tiso da Camposampiero e, lasciando sulla sinistra l’Oratorio di San Michele, si raggiunge la Torre dell’Osservatorio Astronomico o Specola. Fu istituita nella seconda metà del Settecento dall’Università di Padova per sperimentare le teorie astronomiche. Innalzata sulla Torlonga, un’antica torre del sistema fortificato del castello di Padova, è oggi struttura di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e nella sua sezione museale raccoglie gli strumenti utilizzati dagli astronomi padovani nel Settecento e nell’Ottocento.
23 místní doporučují
Klášter svaté Justiny
2/A Via Giuseppe Ferrari
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La Basilica di Santa Giustina è un edificio di grandi proporzioni coronato da otto cupole, il cui aspetto attuale si deve agli interventi cinquecenteschi. La Basilica conserva importanti testimonianze del cristianesimo: il corpo della protomartire Santa Giustina del IV secolo d.C., le spoglie di San Luca Evangelista, di San Prosdocimo primo vescovo della città, di San Mattia e di altri santi e martiri. Tra le pregevoli opere d’arte spiccano il coro maggiore e la grande pala “Il Martirio di Santa Giustina” di Paolo Veronese (1575). Nell’attiguo monastero si trovano i chiostri, con affreschi rinascimentali, e la ricca Biblioteca. Da Prato della Valle passando per via Memmo e via del Seminario, superato il Seminario Maggiore che custodisce una Biblioteca storica con volumi dal XVI al XX secolo, si prosegue lungo la Riviera Tiso da Camposampiero e, lasciando sulla sinistra l’Oratorio di San Michele, si raggiunge la Torre dell’Osservatorio Astronomico o Specola. Fu istituita nella seconda metà del Settecento dall’Università di Padova per sperimentare le teorie astronomiche. Innalzata sulla Torlonga, un’antica torre del sistema fortificato del castello di Padova, è oggi struttura di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e nella sua sezione museale raccoglie gli strumenti utilizzati dagli astronomi padovani nel Settecento e nell’Ottocento.
Nell'immaginario collettivo di molti padovani, e non solo, la torre della Specola è la Torre di Galileo, il luogo dal quale, secondo una falsa tradizione, il celebre pisano eseguì le sue straordinarie scoperte astronomiche. In realtà l'Osservatorio astronomico di Padova, sito all’interno della Specola, non fu mai frequentato dal famoso scienziato, perchè la sua edificazione sulla pre-esistente torre maggiore del Castelvecchio della città non fu messa in atto se non a partire dal 1767, cioè circa 150 anni dopo che Galileo lasciò Padova per trasferirsi a Firenze, alla corte dei Medici. Pur privato di questo mito, il visitatore che viene accolto al Museo La Specola non resta comunque deluso nelle sue aspettative, ma incontra e si confronta con un luogo pieno di fascino. Nato come gabinetto universitario, nel 1923 l'Osservatorio Astronomico di Padova divenne un ente giuridico autonomo, mantenendo la sede della Specola e la proprietà di tutti gli strumenti; come tale attraversò tutto il XX secolo. Nel 2002, persa la sua personalità giuridica, esso è divenuto una delle principali strutture di ricerca dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l'Ente di Ricerca nazionale preposto allo studio della scienza del cielo. L’Osservatorio, infatti, che da oltre due secoli produce ricerca di alta qualità a livello internazionale, dal 1994 ha scelto di aprire alla città il suo nucleo più antico, la torre appunto, trasformandola in museo astronomico. Il percorso museale si snoda ora attraverso tutta la torre (200 gradini, senza ascensore), toccando tutte le sale utilizzate dagli astronomi padovani dei secoli scorsi, ove sono in esposizione gli antichi strumenti.
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Museum Of The Astronomical Observatory Of Padua
5 Vicolo dell'Osservatorio
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Nell'immaginario collettivo di molti padovani, e non solo, la torre della Specola è la Torre di Galileo, il luogo dal quale, secondo una falsa tradizione, il celebre pisano eseguì le sue straordinarie scoperte astronomiche. In realtà l'Osservatorio astronomico di Padova, sito all’interno della Specola, non fu mai frequentato dal famoso scienziato, perchè la sua edificazione sulla pre-esistente torre maggiore del Castelvecchio della città non fu messa in atto se non a partire dal 1767, cioè circa 150 anni dopo che Galileo lasciò Padova per trasferirsi a Firenze, alla corte dei Medici. Pur privato di questo mito, il visitatore che viene accolto al Museo La Specola non resta comunque deluso nelle sue aspettative, ma incontra e si confronta con un luogo pieno di fascino. Nato come gabinetto universitario, nel 1923 l'Osservatorio Astronomico di Padova divenne un ente giuridico autonomo, mantenendo la sede della Specola e la proprietà di tutti gli strumenti; come tale attraversò tutto il XX secolo. Nel 2002, persa la sua personalità giuridica, esso è divenuto una delle principali strutture di ricerca dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l'Ente di Ricerca nazionale preposto allo studio della scienza del cielo. L’Osservatorio, infatti, che da oltre due secoli produce ricerca di alta qualità a livello internazionale, dal 1994 ha scelto di aprire alla città il suo nucleo più antico, la torre appunto, trasformandola in museo astronomico. Il percorso museale si snoda ora attraverso tutta la torre (200 gradini, senza ascensore), toccando tutte le sale utilizzate dagli astronomi padovani dei secoli scorsi, ove sono in esposizione gli antichi strumenti.
Di fronte al Bo si trova il palazzo municipale, con la facciata novecentesca dedicata ai caduti della prima guerra mondiale, su progetto di Romeo Moretti e Giambattista Scarpari. Dal cortile si accede ai palazzi che costituiscono il complesso: Palazzo Moroni con il cortile pensile progettato a metà del Cinquecento da Andrea Moroni e il medievale Palazzo degli Anziani, con la torre civica. In cima allo scalone monumentale si trova un ingresso di rappresentanza al Salone del Palazzo della Ragione. La cinquecentesca sala dei Nodari, all’interno di Palazzo Moroni, contiene affreschi di Pietro Damini e una pala di Domenico Campagnola.
Palazzo Moroni - Comune di Padova
1 Via del Municipio
Di fronte al Bo si trova il palazzo municipale, con la facciata novecentesca dedicata ai caduti della prima guerra mondiale, su progetto di Romeo Moretti e Giambattista Scarpari. Dal cortile si accede ai palazzi che costituiscono il complesso: Palazzo Moroni con il cortile pensile progettato a metà del Cinquecento da Andrea Moroni e il medievale Palazzo degli Anziani, con la torre civica. In cima allo scalone monumentale si trova un ingresso di rappresentanza al Salone del Palazzo della Ragione. La cinquecentesca sala dei Nodari, all’interno di Palazzo Moroni, contiene affreschi di Pietro Damini e una pala di Domenico Campagnola.
Oltre l’Arco, nell’alberata Piazza Capitaniato, c'è il novecentesco edificio del Liviano, sede della Facoltà di Lettere, progettato dall’architetto Gio Ponti; nell’atrio, affrescato da Massimo Campigli, vi è una statua di Tito Livio opera di Arturo Martini (1942). Il Liviano conserva la grande sala dell’antica reggia dei Carraresi, detta Sala dei Giganti per la serie di colossali figure di imperatori ed eroi che decorano le pareti, opera cinquecentesca di Domenico Campagnola, Stefano dall’Arzere e Gualtiero Padovano. Il ritratto di Francesco Petrarca è l’unico sopravvissuto della precedente decorazione, sullo stesso tema, effettuata nel 1350 da Guariento, Altichiero e Jacopo Avanzo. Nella vicina via Accademia sorge la Loggia dei Carraresi, oggi sede dell’Accademia Galileiana. Nella sala attualmente adibita a biblioteca di lettura, in origine cappella privata dei Carraresi, ci sono affreschi trecenteschi eseguiti da Guariento, pittore di corte.
Piazza Capitaniato
Piazza Capitaniato
Oltre l’Arco, nell’alberata Piazza Capitaniato, c'è il novecentesco edificio del Liviano, sede della Facoltà di Lettere, progettato dall’architetto Gio Ponti; nell’atrio, affrescato da Massimo Campigli, vi è una statua di Tito Livio opera di Arturo Martini (1942). Il Liviano conserva la grande sala dell’antica reggia dei Carraresi, detta Sala dei Giganti per la serie di colossali figure di imperatori ed eroi che decorano le pareti, opera cinquecentesca di Domenico Campagnola, Stefano dall’Arzere e Gualtiero Padovano. Il ritratto di Francesco Petrarca è l’unico sopravvissuto della precedente decorazione, sullo stesso tema, effettuata nel 1350 da Guariento, Altichiero e Jacopo Avanzo. Nella vicina via Accademia sorge la Loggia dei Carraresi, oggi sede dell’Accademia Galileiana. Nella sala attualmente adibita a biblioteca di lettura, in origine cappella privata dei Carraresi, ci sono affreschi trecenteschi eseguiti da Guariento, pittore di corte.

Informazioni sulla città/località

Nota come città di Sant’Antonio, Padova è una delle maggiori città d’arte italiane. Sorta su insediamenti paleoveneti che risalgono a oltre tremila anni fa, in un’ansa del fiume Brenta, oggi si presenta come una città elegante e vitale ricca di splendidi esempi di arte medioevale e rinascimentale. Secondo la leggenda, riportata anche da Virgilio nell’Eneide, Padova fu fondata dal mitico eroe troiano Antenore, compagno di Enea. Sin dal IV secolo a.C. fu il più importante centro dei Veneti. In seguito, con il nome di Patavium, divenne una delle più prospere città dell’Impero Romano. Di quell’epoca rimangono poche tracce: i resti del grande anfiteatro, qualche ponte e le testimonianze conservate nel Museo Archeologico agli Eremitani. La città fu infatti rasa al suolo dai Longobardi nel 602 ed in seguito ripetutamente saccheggiata e distrutta da altri invasori tra cui gli Ungari nell’899. La ripresa, guidata dal ruolo propulsivo del clero diocesano e dei benedettini di Santa Giustina, fu piuttosto lenta. Solo dopo l’anno Mille la città cominciò a rinascere; con gli imperatori Enrico III ed Enrico IV ottenne importanti diritti. Già agli inizi del XII secolo Padova era libero Comune retto da consoli e con una magistratura collegiale. Nei due secoli successivi la città conobbe un rapido sviluppo che in poco tempo la portò a essere tra i Comuni più importanti d’Italia. Con la signoria Carraresi (1338-1405) raggiunse l’apice della sua potenza politica, estendendo il suo dominio su buona parte del Veneto centrale. Dal Duecento e per tutto il Trecento la città visse infatti un periodo di straordinario fervore religioso, economico e culturale: si eressero la cerchia muraria medievale, i grandi edifici civili e religiosi, prima tra tutti la Basilica del Santo iniziata nel 1232; nel 1222 fu fondata l’Università, la seconda più antica d’Italia, che chiam  docenti e studenti da tutta l’Europa. Il panorama artistico trecentesco fu dominato dalla figura di Giotto; al grande maestro toscano seguirono Guariento, Altichiero, Giusto de’ Menabuoi, che lasciarono stupendi cicli di affreschi. Con i suoi affreschi, Padova, capitale mondiale della pittura del Trecento, concorre dal 2016 al riconoscimento come bene patrimonio dell’umanità UNESCO. Il progetto di candidatura si chiama “Padova Urbs Picta”.
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Padua
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Nota come città di Sant’Antonio, Padova è una delle maggiori città d’arte italiane. Sorta su insediamenti paleoveneti che risalgono a oltre tremila anni fa, in un’ansa del fiume Brenta, oggi si presenta come una città elegante e vitale ricca di splendidi esempi di arte medioevale e rinascimentale. Secondo la leggenda, riportata anche da Virgilio nell’Eneide, Padova fu fondata dal mitico eroe troiano Antenore, compagno di Enea. Sin dal IV secolo a.C. fu il più importante centro dei Veneti. In seguito, con il nome di Patavium, divenne una delle più prospere città dell’Impero Romano. Di quell’epoca rimangono poche tracce: i resti del grande anfiteatro, qualche ponte e le testimonianze conservate nel Museo Archeologico agli Eremitani. La città fu infatti rasa al suolo dai Longobardi nel 602 ed in seguito ripetutamente saccheggiata e distrutta da altri invasori tra cui gli Ungari nell’899. La ripresa, guidata dal ruolo propulsivo del clero diocesano e dei benedettini di Santa Giustina, fu piuttosto lenta. Solo dopo l’anno Mille la città cominciò a rinascere; con gli imperatori Enrico III ed Enrico IV ottenne importanti diritti. Già agli inizi del XII secolo Padova era libero Comune retto da consoli e con una magistratura collegiale. Nei due secoli successivi la città conobbe un rapido sviluppo che in poco tempo la portò a essere tra i Comuni più importanti d’Italia. Con la signoria Carraresi (1338-1405) raggiunse l’apice della sua potenza politica, estendendo il suo dominio su buona parte del Veneto centrale. Dal Duecento e per tutto il Trecento la città visse infatti un periodo di straordinario fervore religioso, economico e culturale: si eressero la cerchia muraria medievale, i grandi edifici civili e religiosi, prima tra tutti la Basilica del Santo iniziata nel 1232; nel 1222 fu fondata l’Università, la seconda più antica d’Italia, che chiam  docenti e studenti da tutta l’Europa. Il panorama artistico trecentesco fu dominato dalla figura di Giotto; al grande maestro toscano seguirono Guariento, Altichiero, Giusto de’ Menabuoi, che lasciarono stupendi cicli di affreschi. Con i suoi affreschi, Padova, capitale mondiale della pittura del Trecento, concorre dal 2016 al riconoscimento come bene patrimonio dell’umanità UNESCO. Il progetto di candidatura si chiama “Padova Urbs Picta”.

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